-
nov22ven
-
nov23sab
-
nov24dom
Cerca
regia
Martin McDonagh
cast
Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish, Lucas Hedges, Zeljko Ivanek, Caleb Landry Jones, Clarke Peters, Samara Weaving, John Hawkes, Peter Dinklage, Kathryn Newton, Kerry Condo
durata
115
nazione
USA, Gran Bretagna
uscita
11 gennaio 2018
genere
Thriller
distribuzione
20th Century Fox
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri segue le tragicomiche vicende di una madre in cerca di giustizia per la figlia, che ingaggia una lotta contro un disordinato branco di poliziotti pigri e incompetenti. Dopo mesi trascorsi senza passi in avanti nelle indagini sull’omicidio di sua figlia, Mildred Hayes (Frances McDormand) decide di prendere in mano la situazione e “rimbeccare” le indolenti forze dell’ordine. Sulla strada che porta in città, la madre furente noleggia tre grandi cartelloni pubblicitari sui quali piazza una serie di messaggi polemici e controversi, rivolti al capo della polizia William Willoughby (Woody Harrelson). Lo stimato sceriffo di Ebbing prova a far ragionare la donna, ma quando viene coinvolto anche il vice Dixon (Sam Rockwell), uomo immaturo dal temperamento violento e aggressivo, la campagna personale di Mildred si trasforma in una battaglia senza esclusione di colpi, calci, schiaffi, morsi, insulti e frasi scurrili.
Sorpresa del concorso dell’ultimo festival di Venezia, arriva finalmente in Italia una delle migliori commedie nere viste negli ultimi anni.
Mildred Hayes è la madre di Angela, una ragazzina violentata e uccisa a Ebbing, nella provincia profonda del Missouri. Mildred non si dà pace e inizia una personale guerra contro la polizia, colpevole secondo lei di non aver fatto abbastanza per trovare l’assassino di sua figlia. Dando fondo ai risparmi, commissiona tre enormi manifesti con tre messaggi precisi diretti a Bill Willoughby, sceriffo della cittadina: “Stuprata mentre muore”, “E ancora nessun arresto”, “Come mai sceriffo Willoughby?”. Sono queste le parole che, affisse in bella mostra alle porte del paese, provocheranno reazioni inconsulte. La polizia darà il suo peggio tra razzismo e abuso di autorità, mentre la sete di verità di Mildred sfiderà tutte le convenzioni alla ricerca del responsabile della morte della figlia.
Il regista irlandese Martin McDonagh costruisce su queste basi un noir che combina perfettamente commedia e tragedia con personaggi che non si possono non amare. Ci sono un sacco di pugni in faccia, un umorismo irresistibile che ci coglie spesso impreparati, alcuni snodi narrativi sono imprevedibili non solo per la ricchezza e la complessità dei personaggi, ma anche per le scelte che fa McDonagh. Il suo approccio è intransigente e filma così un dramma straziante con momenti scioccanti ma anche molto divertimento. Tre manifesti a Ebbing, Missouri è il terzo lavoro del regista irlandese che si era già fatto conoscere e apprezzare con 7 Psicopatici e soprattutto con il suo esordio In Bruges, ma in questo film conferma il suo talento e supera ogni aspettativa. Dopo aver vinto il Premio per la Migliore Sceneggiatura a Venezia, il premio del pubblico a Toronto, sono arrivate anche le sei candidature ai Golden Globe ed è più che probabile che Tre manifesti sia sulla buona strada per un riconoscimento agli Oscar.
Torniamo a Mildred, interpretata da una grandiosa Frances Mc Dormand che sa annichilire con un solo sguardo, ma riesce anche a far ridere nello stesso momento, una donna tutta di un pezzo che non arretra davanti a nulla, e la Mc Dormand è gigantesca come nei moltissimi film dei fratelli Coen che l’hanno vista protagonista. Tutto il film gira intorno alla sua monumentale interpretazione, ma c’è da scrivere due cose anche sul personaggio dello sceriffo Willoughby: un amorevole padre di famiglia che, nonostante un debole per la volgarità e un cupo senso dell’umorismo, sembra essere moralmente onesto. Woody Harrelson usa il suo fascino naturale e la sua simpatia per far diventare Willoughby un pilastro del film. Accanto a lui si muove il sottovalutato Sam Rockwell che ci regala la follia del tenente Dixon, un personaggio che riesce ad essere un clown, un codardo e un criminale. Ma la cosa straordinaria del film è che questi ruoli si alternano nel corso delle due ore: il bene e il male si confondono, le aree grigie abbondano in tutti i personaggi e gli attori le attraversano senza perdere mai di intensità. È questa la chiave che rende il film favoloso.
Per chiudere è interessante ragionare sull’ambientazione del film, ovvero la provincia americana più cupa, che da anni molto cinema indipendente la popola di mostri, pervertiti o idioti, spesso abusandone anche. Non è ovviamente quello che fa McDormagh, che sceglie di inserire il Missouri già nel titolo e non può che renderlo importante in tutta la narrazione. Lo Stato è situato proprio al centro degli Usa ed è uno Stato simbolo poiché non ha mai davvero completato il percorso dallo schiavismo ai giorni nostri. Tutti questi temi fondamentali sono nel film: il Missouri è fatto di cittadine polverose e marginali, è pieno di poliziotti di campagna che di giorno hanno il distintivo ma di sera si divertono a provocare al bar. È uno di quei posti dove tutti si conoscono ma sembrano ignorarsi, ed è sicuramente un bel microcosmo per raccontare l’America turbata di questi anni.
Commento tratto da www.cinequanon.it - Scheda pubblicata il 9 gennaio 2018 .