In programma nei giorni:
gio 31 gen 2019 ore 21:00
Roma
regia
Alfonso Cuarón
cast
Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Marco Graf, Daniela Demesa, Diego Cortina Autrey, Carlos Peralta, Nancy García García, Verónica García, Andy Cortés, Fernando Grediaga, Jorge Antonio Guerrero, José Manuel Guerrero Mendoza, Latin Lover, Zarela Lizbeth Chinolla Arellano, José Luis López Gómez, Edwin Mendoza Ramírez, Clementina Guadarrama, Enoc Leaño, Nicolás Peréz Taylor Félix, Kjartan Halvorsen
durata
135
nazione
Messico, USA
uscita
3 dicembre 2018
genere
Drammatico
distribuzione
Cineteca di Bologna
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
altre info su

Roma, il film diretto da Alfonso Cuaron, racconta un anno turbolento della vita di una famiglia borghese nella Città del Messico degli anni 70, attraverso le vicende della domestica Cleo (Yalitza Aparicio) e della sua collaboratrice Adela (Nancy García García), entrambi di discendenza mixteca, che lavorano per una piccola famiglia borghese nel quartiere Roma a Città del Messico, una famiglia guidata da Sofia (Marina de Tavira), madre di quattro figli, che deve fare i conti con l’assenza del marito, mentre Cleo affronta una notizia devastante che rischia di distrarla dal prendersi cura dei bambini di Sofia, che lei ama come se fossero i propri.Roma è un ritratto di vita vera, intimo e toccante, raccontato attraverso le vicende di una famiglia che cerca di preservare il proprio equilibrio in un momento di lotta personale, sociale e politica.

Messico, 1970. Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City che affronta una stagione di grande instabilità economico-politica. Cleo è la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. Cleo è india, mentre la famiglia che l’ha ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos altolocati. I compiti della giovane domestica non finiscono mai, e passano senza soluzione di continuità dal dare il bacio della buonanotte ai bambini al ripulire la cacca del cane dal cortiletto di ingresso della casa: quello in cui il macchinone comprato dal capofamiglia entra a stento, pestando i suddetti escrementi. Perché nel Messico dei primi anni Settanta tutto coesiste: la nuova ricchezza come la merda degli animali da cortile, il benessere ostentato dei padroni e la schiavitù “di nascita” dei nullatenenti. Tutto convive in un sistema contradditorio ma simbiotico in cui le tensioni sociali non tarderanno a farsi sentire, catapultando il recupero delle terre espropriate in cima all’agenda dei politici in cerca di consensi. Era dai tempi di Y Tu Mama Tambien che Alfonso Cuaron non girava un film nel suo nativo Messico, e sono trascorsi cinque anni da quando Gravity l’ha definitivamente consacrato al gotha hollywoodiano. In un bianco e nero pastoso che mescola ricordi nostalgici e denuncia sociale, con Roma Cuaron torna alle proprie radici e racconta il Messico della sua infanzia, nonché il debito di riconoscenza che tutti i figli della borghesia messicana devono alle tate e alle “sguattere” che li hanno cresciuti con amore e devozione. Roma è il suo film più intensamente personale e più provocatoriamente politico, e racconta un intero Paese attraverso il suo frattale minimo, e il più indifeso. Cleo è un prodigio di efficienza e un contenitore di dolcezza senza fondo, cui attingono senza vergogna e senza scrupoli coloro che hanno avuto la fortuna di nascere in una classe sociale più elevata, e i cui avi hanno contribuito a depredare le risorse del Paese, che appartenevano – quelle sì per diritto di nascita – alla popolazione indigena. In lei si consuma una quieta implosione, quella di essere umano così stanco di spendersi per gli altri che “fare finta di essere morta” le sembra un gioco sorprendentemente piacevole. In aggiunta alla sua condizione di india povera, Cleo è donna: e questo la rende il paria della terra, inferiore persino a quegli uomini nullatenenti che le ronzano intorno, e che imbottigliano energia vitale per la rivoluzione a venire, ma dimenticano la più elementare decenza nei confronti delle proprie compagne. Il ritratto che Cuaron fa di un maschile distruttivo e irresponsabile, contrapposto ad un femminile accuditivo e aperto al cambiamento, collega Roma a Gravity nella convinzione che il futuro sia donna.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 14 gennaio 2019 .