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regia
Kore'eda Hirokazu
cast
Lily Franky, Sôsuke Ikematsu, Isao Hashizume, Taiyô Yoshizawa, Yôko Maki, Kirin KikiHiroshi Abe, Satomi Kobayash
durata
117
nazione
Giappone
uscita
25 maggio 2017
genere
Drammatico
distribuzione
Tucker Film
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
Ryota, cui presta irresistibile e spavalda goffaggine l’Abe Hiroshi di Thermae Romae, è un loser che sembra uscito dalla penna di Svevo: promessa (non mantenuta) della letteratura, giocatore d’azzardo, investigatore privato per tenersi a galla, ex marito di un’ex moglie che ha esaurito le ingentissime scorte di fiducia, padre maldestro di un bambino che conosce poco, figlio fragile di un’anziana madre amorevolmente rassegnata (Kiki “Signora Toku” Kilin). Basterà una lunga notte di tempesta, con i quattro personaggi obbligati a condividere gli stessi metri quadrati fino all’alba, per attutire gli spigoli del presente e, soprattutto, del futuro?
Fino a ieri Shinoda Ryota aveva tutto: una consorte, un figlio e un altro romanzo da scrivere dopo aver vinto un premio letterario prestigioso. Poi qualcosa è andato storto, Kyoko gli ha chiesto il divorzio, Shingo lo vede soltanto una volta al mese, il romanzo è rimasto un’intenzione. Per pagare l’assegno mensile alla ex moglie, lavora per un’agenzia investigativa, per dimenticare le indagini ordinarie gioca alle corse, alla lotteria, a qualsiasi cosa possa restituirgli quello che ha perduto. Ma la vita è più complicata di così, bugie, tradimenti, meschinità gli hanno alienato la fiducia degli affetti. Ryota gira a vuoto e fatica a trovare il suo posto nel mondo e in quello di suo figlio. Poi una sera un ciclone si abbatte su Tokyo e sulla sua famiglia che trova riparo a casa della madre, felice di averli di nuovo tutti e tre insieme. La notte porterà consiglio e Kyoto proverà a riguadagnare la fiducia di Shingo e a ‘scommettere’ questa volta sull’amore. Il vento si placa e una mattina tersa si prepara.Infaticabile ritrattista di famiglie, di cui fa un campo di investigazione privilegiato, Hirokazu Kore-eda realizza un’ode all’istante, solo rifugio di un mondo dove niente è permanente, soprattutto le relazioni umane. In quell’intervallo e dentro una notte tempestosa ritrova una famiglia. Una famiglia che probabilmente non tornerà mai unita ma che impara ad esserlo anche separata.Autore delle emozioni millimetriche e di una maniera contemplativa, Kore-eda procede a un’analisi clinica del gesto quotidiano e dei caratteri che mette in schermo, rintracciando ancora una volta le ferite prodotte dalla relazione padre-figli. Al cuore della storia c’è un perdente cechoviano e una rassegnazione cechoviana. Ryoto, padre assente e alla deriva, incarna la speranza delusa del figlio e della letteratura e un’immaturità che si trascina e prospera in un mestiere avvilente. Dal padre, il protagonista ha ereditato il vizio incorreggibile per il gioco e una tensione alla menzogna che ha mandato all’aria la sua vita, separato la sua famiglia e deluso suo figlio, che lo guarda imbrogliare e imbrogliarsi. Eroe avvilito e romanzesco, il protagonista di Abe Hiroshi rimanda ad una indecisione dello spirito e a una indecidibilità del corpo. Nondimeno, incarna la nascita di un padre, ribadendo nel cinema di Kore-eda il sentimento di paternità come coscienza (affettiva) che si apprende. Come Father and son, After the Storm dimostra che non si diventa padri da soli, c’è sempre un bambino a insegnare l’amore, è sempre lo sguardo di un bambino a fare di un uomo un padre. Perché la paternità non si stabilisce immediatamente con la nascita ma si costruisce nel tempo. Autore delle emozioni millimetriche e di una maniera contemplativa, Kore-eda procede a un’analisi clinica del gesto quotidiano e dei caratteri che mette in schermo, rintracciando ancora una volta le ferite prodotte dalla relazione padre-figli. Al cuore della storia c’è un perdente cechoviano e una rassegnazione cechoviana. Ryoto, padre assente e alla deriva, incarna la speranza delusa del figlio e della letteratura e un’immaturità che si trascina e prospera in un mestiere avvilente. Dal padre, il protagonista ha ereditato il vizio incorreggibile per il gioco e una tensione alla menzogna che ha mandato all’aria la sua vita, separato la sua famiglia e deluso suo figlio, che lo guarda imbrogliare e imbrogliarsi. Eroe avvilito e romanzesco, il protagonista di Abe Hiroshi rimanda ad una indecisione dello spirito e a una indecidibilità del corpo. Nondimeno, incarna la nascita di un padre, ribadendo nel cinema di Kore-eda il sentimento di paternità come coscienza (affettiva) che si apprende. Come Father and son, After the Storm dimostra che non si diventa padri da soli, c’è sempre un bambino a insegnare l’amore, è sempre lo sguardo di un bambino a fare di un uomo un padre. Perché la paternità non si stabilisce immediatamente con la nascita ma si costruisce nel tempo. Se Father and son era sbilanciato dalla parte dell’infanzia e sull’inoppugnabile capacità rigenerativa del mondo infantile, After the Storm si concentra sul genitore con riprese in cui prevalgono primi piani che si allargano a scoprire spazi limitati, dove il corpo paterno si muove cercando vanamente di superare l’impasse e trapelando tutto il disagio di una vita ripetuta e provvisoria. La preparazione di un pasto, la spesa, le passeggiate intervengono a scandire un’esistenza ordinaria e la sua inesorabile erosione provocata dagli sbandamenti sociali, finanziari, affettivi, emotivi. Contestualizzato nell’insondabile cultura nipponica, il film di Kore-eda è arte in ascolto affondata nella stessa sorgente dolce-amara che ispirava il cinema di Ozu. L’autore indugia a lungo sui personaggi, registrando solo il tempo e non l’azione nel tempo dei personaggi. È il movimento interiore a rivelarsi allora nel fondo di una notte tormentata dai sentimenti e dall’uragano, dove padre, madre e figlio apprendono ad accettare la separazione come la sola condizione possibile di continuità. Una continuità malgrado tutto.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 18 settembre 2017 .