In programma nei giorni:
gio 6 feb 2025 ore 21:00
Maria
regia
Pablo Larraín
cast
Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Haluk Bilginer, Kodi Smit-McPhee, Valeria Golino, Jeremy Wheeler, Rebecka Johnston, Toma Hrisztov, Stephen Ashfield, Alessandro Bressanello, Philipp Droste, Marcell Lengyel, Kay Madsen
durata
123
nazione
Germania, USA, Emirati Arabi Uniti, Italia
uscita
1 gennaio 2025
genere
Biografico
distribuzione
01 Distribution
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
altre info su

Maria, film diretto da Pablo Larraín, racconta la vota di una delle più grandi cantante liriche al mondo, Maria Callas, interpretata da Angelina Jolie, soffermandosi sui suoi ultimi giorni nella Parigi degli anni ’70.

Il 16 settembre 1977 Maria Callas muore a 53 anni nel suo appartamento di Parigi, dove viveva sola con l’unica compagnia dei fidatissimi Ferruccio, autista e maggiordomo, e Bruna, la domestica. Nella settimana precedente alla morte, e a più di quattro anni dall’ultima performance, la straordinaria soprano greco-statunitense fa i conti con il peso della sua fama, con il ricordo ancora forte del compagno Aristotele Onassis e, forse, con un ultimo tentativo di tornare a calcare i palcoscenici dell’opera, pur indebolita e con una voce nella quale lei per prima non riconosce più il timbro de “la Callas” e delle sue indimenticabili interpretazioni.
Fatto sta che, dopo aver visitato Jacqueline Kennedy nei drammatici momenti successivi all’assassinio del presidente suo marito, e Diana Spencer prigioniera in una casa degli orrori reali, il regista cileno aggiunge un’artista al gruppo narrando con eleganza e riserbo degli ultimi giorni di una Maria Callas brillantemente interpretata da Angelina Jolie.
Proprio la diva americana sembra quasi risolvere – nei panni di un’icona globale come la più celebre delle cantanti liriche – il grande equivoco della sua carriera, lei stessa troppo icona per essere anche attrice, condannata da un magnetismo regale a trovarsi in perpetuo eccesso dei personaggi “normali”.
Con una vita alle spalle e un successo già incastonato nella storia, Maria Callas è in quell’ultima settimana parigina un puro simbolo, che chiude gli occhi e vede il teatro, che va al ristorante per essere ammirata ma torna a casa per sentirsi amata dai suoi due protettori (Favino e Rohrwacher, di delizioso supporto). Jolie ne prende le redini con agio, canta in un’unione di voci e come tema principale sceglie la ricerca di controllo: della sua legacy come della sua privacy, delle sue emozioni e delle sue fragilità; soprattutto, del suo gran finale.
Più di ogni altra cosa il film è uno studio su come si scriva, e prima ancora si pensi, una conclusione; il senso di una fine, come in Frank Kermode, è un istinto che si applica bene tanto al terzo atto della Callas quanto a Larraín e alla sua tribù di donne a cui il mondo non smette di chiedere conto.
Con abile e suggestivo uso di materiali d’archivio uniti alla solita squisita fotografia (una composizione insieme classica e barocca, “graffiata” qua e là dalla camera a mano che gli è cara) il regista insegue la sua stella per l’appartamento e posiziona strategicamente quegli inserti lirici che lei non vuole mai (ri)sentire: la Norma, la Traviata, Tosca, che dai più grandi teatri del mondo si insinuano di ritorno in quella casa sull’Avenue George Mandel.
Alla scrittura c’è Steven Knight in una forma migliore rispetto agli ultimi anni, compreso proprio Spencer, a cui nuoceva la sovraesposizione mediatica di Diana e i rischi di un mimetismo interpretativo a cui Maria si sottrae. Suoi sono dei dialoghi brillanti e dei meta-incroci che mettono in corto circuito la stessa trilogia di Larraín, in un gioco di presenza-assenza tra Onassis, Kennedy e quella Jackie che li lega. Alla fine tocca a Maria trovarsi di fronte il presidente e a riconoscersi come parte di “quel ristretto gruppo di persone che possono andare ovunque nel mondo, ma che non possono mai scappare”.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 21 gennaio 2025 .