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regia
Xavier Giannoli
cast
Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Theret, Denis Mpunga, Sylvain Dieuaide, Aubert Fenoy, Sophie Leboutte
durata
127
nazione
Francia
uscita
17 settembre 2015
genere
Drammatico
distribuzione
Movies Inspired
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
1921, l’inizio dell’Epoca d’Oro degli anni Venti.Non lontano da Parigi. E’ un giorno di festa al castello di Marguerite Dumont. Come ogni anno, diversi amanti della musica si riuniscono in casa della proprietaria per una grande causa. Nessuno sa molto di questa donna eccetto che è ricca e che ha dedicato tutta la sua vita alla sua passione: la musica. Marguerite canta con tutto il cuore, ma in modo terribilmente stonato. Alla stessa stregua di Castafiore, Marguerite ha vissuto la propria passione isolata in una bolla, e il pubblico ipocrita, che arriva al castello per prendersi gioco di lei, si comporta facendole credere che la diva sia lei. Quando un giovane giornalista, in modo provocatorio, decide di scrivere un articolo sulla sua ultima performance, Marguerite comincia a credere ancora di più nel suo talento. Ciò le infonde il coraggio di cui ha bisogno per perseguire il suo sogno. Nonostante la riluttanza del marito e con l’aiuto di un cantante che era stato un divo nel passato, decide di esercitarsi per esibirsi nel suo primo recital di fronte ad un pubblico di sconosciuti.
Marguerite, baronessa francese e melomane, ha sposato per amore Georges Dumont, aristocratico che ha venduto il titolo e scordato la nobiltà. Diviso tra motori e amanti, Georges sopporta Marguerite e si nega al suo amore. Un amore cieco e ostinato che sublima nel canto e davanti a un pubblico di aristocratici ipocriti, che raccolgono fondi per gli orfani di guerra e ridono della sua discordanza. Perché Marguerite non ha voce, non ha attitudine, non ha umiltà, non ha limiti, soltanto illusioni alimentate dal fedele maggiordomo, dallentourage domestico e da un marito troppo vigliacco per disilluderla e tanto crudele da illuderla. Al riparo dalla Parigi degli anni Venti, che ribolle di eccitazione e cultura, Marguerite consuma le sue giornate in un castello bucolico, sorda alla verità. A espugnare il suo ritiro artistico penseranno Lucien Beaumont, giornalista e scrittore promettente, e Kyrill von Priest, poeta dadaista e anarchico. Nella baronessa stonata i due giovani individuano una voce di rottura da traslocare nei café parigini per demolire il sistema dellarte e per sovvertire le aspettative del pubblico borghese. Fuori dalle sue stanze traboccanti di costumi, spartiti e desideri infranti, Marguerite trova sfrontatezza e coraggio. Salirà in palcoscenico e canterà questa volta per un pubblico vero. Un salto senza rete che si schianterà contro un acuto.Ha il nome delleroina di Alexandre Dumas, la baronessa francese di Xavier Giannoli, incarnazione di una passione senza voce. Della signora delle camelie, Marguerite condivide il destino tragico, quello grottesco lo ricava invece da Florence Foster Jenkins, soprano americano senza colori che nellAmerica degli anni Trenta mise a dura prova il suo pubblico. Impossibile applicare con le chanteuses la sospensione dellincredulità perché lincongruenza della loro voce, la loro totale mancanza di intonazione rendono la fruizione di unaria o di un lied insostenibile e insieme esilarante. Traslocata nella Parigi cosmopolita, mondana e liberale degli anni Venti, Marguerite non potrà mai compensare la mancanza di capacità o attitudini di base, eppure questo non sembra fermarla. La percezione della propria efficacia, sostenuta e accresciuta da consorti e amici, fa di Marguerite una creatura insieme tragica e patetica. Con Marguerite e dopo Superstar, Xavier Giannoli torna a parlare di falso successo senza dare risposte ma sollevando al contrario questioni. La menzogna (la nostra e quella degli altri) ci uccide? Ci tiene in vita? Ci rende folli? In linea col tempo eletto e alla maniera di Marcel Duchamp, il regista francese preleva un (s)oggetto comune dal suo contesto e lo inserisce in uno spazio artistico cambiandone il segno. Ma Giannoli, meno interessato alla valenza provocatoria del gesto, solleva oggi come allora alcune domande fondamentali riguardo ai meccanismi che stanno alla base di un evento estetico o di uno show (teatrale o televisivo che sia). Il punto di vista assunto è ancora una volta quello di un personaggio ingenuo e naïf, di cui lautore, come uno dei suoi anarchici artisti, intende la natura irriverente. Precipitata in costumi aristocratici nel fervore dellavanguardia francese, Marguerite è ammirata e accolta come una rivoluzionaria da un giovane dadaista che intuisce in lei lo scandalo, il momento di pura negazione, lannientamento gridato di unaura poetica dentro i teatri e i music hall parigini, palcoscenici delle più imprevedibili e radicali provocazioni artistiche del Novecento. Eroina perturbante e onirica, prima che ridicola e mesta, la Marguerite di Catherine Frot è la magnifica incarnazione di uno spirito (suo malgrado) ribelle e iconoclasta, una sorta di creazione dadaista lanciata contro le convenzioni morali e culturali della società borghese (matrimonio compreso). Marguerite è il sogno di un mondo migliore, una voce di rottura che vince ogni inibizione e risveglia il desiderio e limmaginazione. Ma qualche volta il risveglio può essere fatale se alla demolizione del vecchio sistema non subentra una nuova normativa estetica o peggio non ci abiti la vocazione, lo stile e lautentica sensibilità che gli corrisponde. A corrispondere la persuasione esaltata e irriducibile di Marguerite è soltanto la menzogna, la crudeltà, lopportunismo e la pietà. Interpretato liricamente da Catherine Frot, declinata in melodramma, Marguerite perde troppo presto lurgenza di una storia e di una riflessione, sospendendo lo sviluppo per limitarsi alla collezione di fotografie. Un film scordato che tuttavia rispolvera il maggiordomo zelante di Billy Wilder (Viale del tramonto) e la grazia e limplacabilità classista di Max Ophüls.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 16 gennaio 2016 .