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regia
David Cronenberg
cast
Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams, Sarah Gadon, Evan Bird, Carrie Fisher, Jayne Heitmeyer, Niamh Wilson, Amanda Brugel, Emilia McCarthy, Kiara Glasco, Joe Pingue, Ari Cohen, Justin Kelly
durata
111
nazione
Canada/USA
uscita
21 maggio 2014
genere
Drammatico
distribuzione
Adler Entertainment
produzione
Film d'essai:
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La famiglia Weiss si sta facendo strada nella assolata California del sud, tra soldi, sogni, fama, invidie, desiderio ed implacabili fantasmi. Sanford Weiss è un famoso terapista televisivo con una lunga lista di clienti molto famosi, sua moglie Cristina Weiss si occupa della carriera del figlio 13enne, star della televisione. La coppia ha un’altra figlia, Agatha: a insaputa di tutti è appena tornata in città, misteriosamente sfregiata. Agatha stringe amicizia con un autista di limousine e diventa l’assistente personale di Havana Segrand, un’attrice ossessionata nel voler interpretare il ruolo che fu della madre nel remake di un grande film del passato. Il fantasma della madre, morta in un incendio, continua a turbare la sua vita. Agatha è alla ricerca di redenzione e anche in questo regno dell’artificiale, dell’ultraterreno e della finzione, è determinata a trovarla. A qualunque costo.
Benjamin è un bambino prodigio, star di un a serie di film comici per tutta la famiglia che si atteggia ad adulto e possiede tutte le nevrosi e l’arroganza del navigato performer. La sua famiglia è formata da un padre psicologo dai metodi poco ortodossi e da una madre che ne asseconda le manie. Contemporaneamente una delle clienti del padre è un’attrice di poca fortuna, figlia a sua volta di una nota stella del cinema che forse potrà interpretare il ruolo di sua madre. Dietro richiesta di Carrie Fisher nella sua vita arriva una ragazza con il volto sfregiato da un’ustione, innamorata di un autista che sogna di fare l’attore. La ragazza vorrebbe lavorare come assistente ma da quando si presenta cominciano anche strane visioni.
Lungo tutta la prima parte della sua carriera David Cronenberg per ogni storia che raccontava si mostrava interessato unicamente ai molti modi nei quali le deviazioni mentali hanno effetti materiali, attento cioè alle strade che portano un delirio psicologico a diventare martirio della carne, come se l’unica cosa importante in una storia che coinvolge esseri umani fosse la relazione che quegli eventi di cui sono protagonisti instaura tra la loro mente e il loro corpo, ciò che non si tocca con ciò che rischia di essere ferito. E spesso questo percorso ha previsto una violenza, nei piccoli gesti come in quelli eclatanti, tanto efferata ed impressionante quanto più temuta dal regista in primis (e proprio per questo difficile da sostenere anche per il pubblico). Tuttavia da Spider in poi, e da A Dangerous Method con più costanza, l’integrità del corpo e l’influenza che la mente ha sulla carne sembra interessare molto meno al regista. La sua attenzione nelle storie raccontate sta invece tutta nella percezione distorta del mondo e nell’interpretazione che possiamo fare di ciò che ci circonda a partire proprio da esso (deformato o meno dalla lente dell’assurdo).
Cosmopolis aveva segnato un nuovo standard in questo cinema non corporale di Cronenberg e Maps to the stars porta avanti le medesime idee in un film che fin dal titolo usa esplicitamente un microcosmo, quello hollywoodiano, per un’altra storia di psicologie ingannevoli e abissi della mente.
Poche volte però abbiamo visto il genio dietro La zona morta, Inseparabili ed eXistenZ così incapace di una sintesi efficace. Il cineasta noto per un’abilità inimitabile nel generare immagini in grado di riassumere tutte le sensazioni di un film in un unico stimolo visivo, potente come un grido e indimenticabile come un trauma, sembra aver rinunciato alla parte più devastante del suo fare cinema. Anche solo uno schiaffo in un film di Cronenberg appariva come la più ingiusta e intollerabile delle violenze sia fisiche che mentali, mentre in Maps to the stars nemmeno un rogo umano smuove lo spettatore da una terribile apatia, da un distacco sonnacchioso rispetto alle vicende di un piccolo circolo umano fatto di attori falliti o emergenti che subiscono sulla propria pelle quel che il cinema stesso produce.
Girando attorno ad argomenti di scarso interesse trattati con leggerezza, abusando della lente del grottesco all’interno di paesaggi losangelini assolati al limite del tollerabile come fossimo in un film di Altman privato del piacere di esporre la grettezza umana, Cronenberg in questa sceneggiatura di Bruce Wagner non trova mai un bandolo e il suo passare di storia in storia, di personaggio in personaggio invece che arricchire una visione di gruppo impoverisce quella dei singoli caratteri.
Le vite dei protagonisti del film sembrano subire colpi di scena degni di una scenggiatura per il cinema. Apparizioni fantasmatiche, agnizioni e svelamenti scandalosi, oltre a ritorni dal passato e morti accidentali sono le conseguenze della follia delle loro vite, ma nulla riesce a toccare lo spettatore. In questa storia permeata da un’ironia graffiante solo in superficie, in realtà così consueta e abusata da risultare innocua, non si nota nemmeno la volontà di dire qualcosa di audace e personale sul cinema stesso, che tra tutti gli argomenti è il più presente.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 3 settembre 2014 .