In programma nei giorni:
gio 20 feb 2025 ore 21:00
Grand Tour
regia
Miguel Gomes
cast
Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Cláudio da Silva, Lang Khê Tran.
durata
129
nazione
Portogallo, Italia, Francia, Germania, Giappone, Cina
uscita
5 dicembre 2024
genere
Drammatico
distribuzione
Lucky Red
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
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Grand Tour, il film diretto da Miguel Gomes, segue il viaggio che Edward intraprende nel 1917 dalla Birmania alla Cina: il Grand Asian Tour.
Funzionario dell’Impero britannico, in procinto di sposare la fidanzata Molly, Edward decide di mollare tutto e di scappare. Partito da Rangoon in Birmania, l’uomo affronta un percorso che. oltre a portarlo lontano fisicamente, lo costringe a scavare in se stesso, trasformandosi in un viaggio profondamente emotivo.
Molly però, non si arrende, e all’insaputa del fidanzato decide di seguirlo. E mentre Edward è attanagliato dalla malinconia, Molly sta attraversando l’Asia per raggiungerlo e riconquistarlo…

Birmania, 1917. Il funzionario dell’Impero britannico Edward riceve un telegramma dalla fidanzata Molly, che vuole raggiungerlo a Rangoon per sposarlo. Edward sale sul primo treno, che deraglia. Da lì inizia un viaggio attraverso l’Estremo Oriente, che lo condurrà in Vietnam, nelle Filippine, in Giappone e infine in Cina, puntualmente raggiunto dai telegrammi di Molly che non demorde e segue le sue tracce tra mille difficoltà.
Grand Tour continua un discorso personale e lo porta in Estremo Oriente: la componente di finzione è ambientata nel passato ma è evidentemente girata nel presente, spesso in interni, anche a causa del lockdown da Covid-19. La suggestiva monocromia della fotografia e l’utilizzo di tecniche come l’iris rimandano però a un’epoca lontana del cinematografo. A rappresentare gli esterni sono invece immagini catturate da Gomes durante viaggi recenti in quei luoghi e il montaggio di vecchio e nuovo, bianco e nero e colore, documentario e finzione provoca l’effetto ossimorico desiderato dall’autore.
Le lingue parlate sono tante quanti i paesi attraversati e osserviamo prosaici attimi di quotidianità contemporanea – una giostra in Myanmar, un karaoke nelle Filippine e così via – mentre una voce over ricostruisce la storia d’amore incompiuto tra Edward e Molly. Un effetto complessivo straniante, agevolato da un ritmo lento e suadente e dall’immersione in una vegetazione lussureggiante che culla lo spettatore in uno stato semi-onirico.
La prima metà del film si concentra sulle peregrinazioni di Edward e sulla contemplazione, dove la seconda, in cui la protagonista è Molly, è caratterizzata da avventure esotiche e sinistri vaticini, che alzano il livello di pathos e di compartecipazione dello spettatore.
Inevitabile pensare a un omaggio al capolavoro Sans Soleil di Chris Marker – come Tabu, d’altronde, lo era stato verso il film omonimo di F.W. Murnau – ripensato in base alla cifra stilistica propria di Gomes, che utilizza un cinema ibrido per sospendere l’atmosfera e trasferire lo spettatore in un limbo in cui la trama conta relativamente, smarrita tra gli scherzi della memoria e di una percezione fallace.
Da Tabu Gomes riprende l’utilizzo di un 16mm in bianco e nero e l’ambientazione post-colonialista, utile ad evidenziare il contrasto tra Occidente e Oriente e l’inafferrabilità di quest’ultimo, inevitabilmente incompreso quando osservato attraverso lo stereotipato sguardo occidentale. Forse è cinema per iniziati, ma vale la pena provare ad avvicinarsi al culto del regista portoghese per poterlo apprezzare appieno.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 21 gennaio 2025 .