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regia
Pedro Almodóvar
cast
Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro, Alessandro Nivola, Melina Matthews, Vicky Luengo, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Alex Høgh Andersen, Esther McGregor, Anh Duong, Bobbi Salvör Menuez
durata
107
nazione
Spagna
uscita
5 dicembre 2024
genere
Drammatico
distribuzione
Warner Bros Italia
produzione
Film d'essai:
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altre info su
‘LA STANZA ACCANTO’ segue la storia di una madre imperfetta e di una figlia rancorosa, separate da un grave malinteso. Tra di loro, un’altra donna, Ingrid (Julianne Moore), amica della madre, è la custode del loro dolore e della loro amarezza. Martha, la madre (interpretata da Tilda Swinton), è una reporter di guerra e Ingrid è una romanziera autobiografica. Il film affronta la crudeltà infinita della guerra, i modi molto diversi in cui le due autrici femminili si avvicinano e scrivono della realtà, della morte, dell’amicizia e del piacere sessuale come i migliori alleati nella lotta contro l’orrore. Ma evoca anche i dolci risvegli con il cinguettio degli uccelli, in una casa costruita nel mezzo di una riserva naturale nel New England, dove le due amiche vivono in una estrema e stranamente amabile situazione.
Ingrid e Martha sono amiche da anni, e non si sono mai dette mezze verità. Ingrid è una scrittrice di successo il cui ultimo libro racconta la sua incapacità di capire e accettare la morte. Martha è stata una corrispondente di guerra e ora è affetta da un tumore che potrebbe essere curabile con una terapia sperimentale, ma intanto si è preparata all’idea di morire, e ha già scelto, nel caso, come farlo: con una pillola comprata sul dark web. Ciò che vorrebbe però è non morire sola, e poiché il suo rapporto con la figlia le appare come irrimediabilmente compromesso chiede a Ingrid di soggiornare nella stanza accanto alla sua nel momento in cui dovesse decidere di “abbandonare il party”.
La sua è una partitura nitida e rigorosa che mette a confronto due grandi attrici, Julianne Moore e Tilda Swinton (rispettivamente Ingrid e Martha) facendo leva sulle loro differenze (l’una piccola e tenera, l’altra alta e algida) come sul rispettivo passato cinematografico: Moore ad esempio porta con sé i suoi ruoli nei melodrammi luminosi di Todd Haynes via Dougas Sirk.
Ma The Room Next Door è più hitchcockiano che douglasiano, nella scelta di una casa nella foresta che omaggia Frank Lloyd Wright, nelle musiche di Alberto Iglesias ricche di archi ma anche di reiterazioni ossessive, nel quadro di Edward Hopper illuminato dalla stessa luce spietata e bellissima che si posa su Ingrid e Thelma (la magnifica fotografia è di Eduard Grau).
The Room Next Door è imbevuto di cultura letteraria, pittorica, musicale, cinematografica, ma resta aderente ai volti umani e vissuti delle sue due protagoniste, grazie a Dio non trasformati dalla chirurgia plastica, e ai respiri di due interpreti sempre in primissimo piano. Nella galleria di Almodovar Martha è una figura che non ha mai aderito al modello di femminilità corrente, andando in guerra “come un uomo” e non facendo ciò che “ci si aspetta da una madre”, mentre il padre di sua figlia è stato disposto a gettarsi nel fuoco per correre in soccorso ad una voce: ma è una madre de-genere solo nel senso che non ha aderito ai canoni associati al suo genere.
Ingrid e Martha sono incastonate in uno schema visivo geometrico e una palette di colori che, come ci ha abituato Almodovar, dicono molto sui personaggi e sul mondo che hanno scelto di abitare. Sono due donne che cercano il contatto fisico censurato dalla contemporaneità in quello che Almodovar, per loro voce, descrive come “un mondo orrendo e disumano in cui non si vede parvenza di miglioramento”, e che sanno che il sesso tiene lontana la morte del corpo e dello spirito più di tante parole.
Il regista, basandosi sul romanzo “Attraverso la vita” della scrittrice newyorkese Sigrid Nunez, lascia che sia Ingrid (il cui nome ricorda sia quello della scrittrice che quello della Bergman, così come Martha ha nel nome un’eco di “muerte”) a dare voce ad una speranza che non cede ai (pur legittimi) catastrofismi, a ricordare a tutti di non essere troppo duri verso noi stessi e a non indietreggiare nemmeno rispetto alle paure più grandi, pur di non lasciare sola un’amica.
Come i fratelli Marx nel finale di Hannah e le sue sorelle, qui tocca a Buster Keaton far tornare la risata – la risata, perché il semplice sorriso certe volte non basta – sulle bocche di due persone che si vogliono bene, e ci ricorda che “ci sono molti modi di vivere dentro una tragedia”. “È giorno e siamo vivi”, dice Ingrid, e di questo, dice Pedro, dobbiamo ogni giorno ricordarci.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 21 gennaio 2025 .