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regia
Francis Ford Coppola
cast
Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf, Jon Voight, Jason Schwartzman, Kathryn Hunter (II), James Remar, Dustin Hoffman, Laurence Fishburne, Talia Shire, Chloe Fineman, D.B. Sweeney, Balthazar Getty, Grace VanderWaal, Charlene Amoia, Isabelle Kusman, Charlie Talbert, Bailey Coppola, Jade Albany, Art Newkirk, Muretta Moss, Matt Gulbranson, Sean Hankinson, Will Ford, Pat Dortch, Donald Pitts
durata
138
nazione
USA
uscita
16 ottobre 2024
genere
Drammatico, fantascienza
distribuzione
Eagle Pictures
produzione
Film d'essai:
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altre info su
Megalopolis, film diretto da Francis Ford Coppola, è la storia di Cesar Catilina (Adam Driver), un architetto di New Rome, che ha un piano utopistico per ricostruire la città, totalmente distrutta da una catastrofe, in un modo del tutto nuovo e innovativo. Vuole infatti utilizzare un materiale mai usato prima, il Megalon.
Il suo sogno però è ostacolato dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), non pienamente convinto del progetto. Julia (Nathalie Emmanuel), la figlia del sindaco, quando s’innamora di Cesar vive una profonda crisi personale. La ragazza non vuole contrariare l’amato padre ma i suoi sentimenti per l’architetto animano il suo desiderio di emancipazione.
In questa storia che ha l’aria di una tragedia, c’è anche Clodio Pulcher (Shia LaBeouf), cugino di Cesar, ossessionato da Julia e pronto a fare di tutto per conquistarla.
Cesar Catilina è un architetto che ha inventato il Megalon, un materiale da costruzione assolutamente straordinario che gli permette di avere una visione futura delle città, a partire da New York, assolutamente rivoluzionaria. A contrastare questa progettualità apparentemente utopica si erge il sindaco della città Franklyn Cicero il quale è un paladino della conservazione. Sua figlia Julia però finisce con l’innamorarsi proprio di Cesar in un’America che rimanda dichiaratamente e sotto tutti gli aspetti alla Roma vicina alla decadenza.
Nella storia del cinema è accaduto in modo statisticamente rilevabile: più i film hanno subito un periodo di elaborazione lungo e complesso più hanno finito con l’evidenziarne il processo di accumulo. A maggior ragione un film come questo che, nel corso delle innumerevoli revisioni di sceneggiatura, ha visto la tecnologia mettere a disposizione del progetto sempre nuovi ‘megalon’ in grado di compiere miracoli sul piano della creazione di effetti. Accade così che un film che ha una sua base profondamente morale e una finalità di messa in allarme nei confronti di un futuro sempre più cupo, che necessita di sognatori anche se dalla personalità egocentrica e tormentata (e questo depone a suo favore) si espanda in maniera quasi incontrollata.
Sin dalla prima sequenza Coppola, attraverso il personaggio di Cesar Catilina ci suggerisce il controllo del tempo come una sorta di superpotere che però bisogna saper gestire. È proprio ciò che sembra riuscirgli come più difficile in un film in cui i subplot si inseguono quasi che andare ‘straight to the point’ (dritto al punto) fosse una diminutio invece che un pregio. Baroccheggiante con una sua estetica personalissima Coppola lo è da tempo ma aveva saputo innervare con acuta determinazione i suoi personaggi portatori di utopia come Tuckersul versante industriale o, in ambito familiare, come il Tetro di Segreti di famiglia.
Il suo Catilina e il suo Cicero (“Quousque tandem abutere, Catilina, patientiam nostram?” che ricordiamo dagli studi superiori non ci viene ovviamente risparmiato) sono due rivali differenti per età, per visioni e anche per il colore della pelle (elemento che poteva anche venire evitato) ma fondamentalmente ego orientati così come molti degli altri personaggi che possono far pensare o meno a protagonisti attuali (o comunque recenti) delle vicende statunitensi.
La visione della città e della sua vivibilità come luogo del contendere è sicuramente interessante e il film potrà diventare materia di studio per gli aspiranti architetti ma aggiungere allo scontro riferimenti quasi didascalici alla Roma antica (la corsa delle bighe, la vestale ecc.), un sospetto di omicidio e un’arrampicatrice sociale (solo per citare alcuni ) non aiuta. A tratti poi sembra di essere in una versione cinefila della trilogia di Hunger Games.
Le citazioni colte si sprecano (la più complessa è costituita da un triplice riferimento a Marco Aurelio mentre la più spudoratamente retorica è, quasi in apertura, il riferimento al monologo dell'”Amleto di Shakespeare) così come sono presenti, tra gli altri, due, non è dato sapere quanto volontari, rimandi al cinema classico. Nel sottofinale Catilina fa un discorso che ricorda quello del barbiere/Hynkel ne Il grande dittatore.
Disturbante poi, perché ideologicamente ambigua, è una stretta di mano che ricorda quella tra Fredersen e il capo degli operai in Metropolis. Quella scena ai nazisti era molto piaciuta. L’intento di Coppola è sicuramente l’opposto ma a volte è bene stare attenti ai segni. Il rischio della retorica boomerang è sempre in agguato.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 29 ottobre 2024 .