-
nov23sab
-
nov24dom
Cerca
In programma nei giorni:
ven 23 feb 2018 ore 21:00
sab 24 feb 2018 ore 21:00
dom 25 feb 2018 ore 16:30
dom 25 feb 2018 ore 21:00
sab 24 feb 2018 ore 21:00
dom 25 feb 2018 ore 16:30
dom 25 feb 2018 ore 21:00
regia
Luca Miniero
cast
Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Guglielmo Favilla
durata
100
nazione
Italia
uscita
1 febbraio 2018
genere
Commedia
distribuzione
Vision Distribution
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
altre info su
Sulla scorta del divertente Lui è tornato, film tedesco che immagina Hitler a spasso per la Berlino dei giorni nostri, l’italiano Sono tornato, diretto da Luca Miniero, vede uno smarrito Benito Mussolini (Massimo Popolizio) riapparire in piazza Vittorio, nella Roma dei giorni nostri, con la divisa sporca e il volto tumefatto. La guerra è finita, la sua Claretta non c’è più e tutto sembra cambiato. All’apparenza. Il duce non apprezza lo scenario multiculturale della piazza gremita, né comprende l’attaccamento morboso all’arnese “telefonino”. Assorbiti dagli schermi e persuasi che si tratti dell’ennesima attrazione per turisti, i passanti continuano a ignorarlo finché, Andrea Canaletti (Frank Matano), un giovane documentarista con grandi aspirazioni ma pochi, pochissimi successi, guidato da necessità e fiuto di giornalista, credendolo un attore comico, non gli propone di diventare protagonista di un documentario. Per l’affabulatore Mussolini è l’occasione di riconquistare le masse. Tra i due comincia così una surreale convivenza: in giro per l’Italia, tra ospitate in tv e incontri con gli italiani dei giorni nostri, porta Mussolini a farsi conoscere e riconoscere sempre di più, fino a diventare addirittura protagonista di un show televisivo. Il Duce si convincerà di poter riconquistare il paese. Un divertente esperimento storico in forma di comedy: i tempi sono cambiati, il “popolo” italiano non tanto.
28 aprile 2017. Nel bel mezzo di Piazza Vittorio, cuore multietnico della Capitale, si materializza il Duce in persona, risorto proprio nel giorno della sua morte. Dopo un breve smarrimento iniziale (“Sono a Roma o ad Addis Abeba?”) Mussolini decide di riprendere in mano le redini del Paese, e invece di venire rinchiuso in un ospedale psichiatrico accanto al matto che si crede Napoleone viene “scoperto” da un aspirante documentarista, Andrea Canaletti, che lo crede un attore perfettamente in parte. Andrea presenta il Duce ai dirigenti del canale televisivo con cui collabora da eterno precario, i quali creano un programma ad personam: un nuovo balcone dal quale Mussolini potrà affacciarsi per parlare alle masse. Ma gli italiani di oggi saranno pronti a seguirlo? Luca Miniero riprende pari pari la trama della commedia tedesca “Lui è tornato”, a sua volta adattamento cinematografico dell’omonimo best seller, sostituendo il Duce al Fuhrer. Ciò che cambia non è dunque la trama di base ma la reazione della gente a uno straordinario Massimo Popolizio in camicia nera: nei molti inserti girati da Miniero nella Roma contemporanea, intervistando i passanti e filmando le loro reazioni alla vista del “Duce”, non c’è orrore ma spesso approvazione e complicità.Sono tornato esce a un mese dal voto ed è chiaramente inteso come un monito pre elettorale. Ma la sua potenziale efficacia, tanto comica quanto pedagogica, è vanificata dalla scelta fatta da Miniero e dagli autori della sceneggiatura (lo stesso regista e Nicola Guaglianone) di non affrontare mai l’ideologia fascista nella sua pericolosità, né tantomeno nella sua componente ridicola, per concentrarsi sulla figura di un uomo che si esprime per frasi celebri: frasi che, tolte dal contesto, possono apparire come perle di saggezza. Nel costruire una galleria “super partes” degli imitatori del Duce, composta in rapida sequenza da Craxi, Berlusconi, Renzi, Salvini e Grillo, Sono tornato manca di identificare una comune deriva politica per sottolineare unicamente una reiterata gestione personalistica del potere. In questo modo il pericolo per la democrazia viene identificato più nel culto della personalità (e nella ricerca tutta italiana di un “padre forte”) che nella tendenza italica al populismo demagogico e alla delegazione della propria responsabilità individuale al capo di turno. L’unica scena davvero interessante, quella in cui Mussolini visita un circolo neofascista e ne critica la mancanza di ideologie, è in realtà la recensione più efficace al film di Miniero.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 12 febbraio 2018 .