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regia
Barry Jenkins
cast
Alex R. Hibbert, Ashton Sanders, Trevante Rhodes, Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monáe, Andre Holland, Jharrel Jerome, Edson Jean, Jaden Piner
durata
110
nazione
USA
uscita
16 febbraio 2017
genere
Drammatico
distribuzione
Lucky Red
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
Vincitore del Premio Oscar 2017 come miglior film, applaudito dalla critica di tutto il mondo, Moonlight racconta l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta di Chiron, un ragazzo di colore cresciuto nei sobborghi difficili di Miami, che cerca faticosamente di trovare il suo posto del mondo. Un film intimo e poetico sull’identità, la famiglia, l’amicizia e l’amore, animato dall’interpretazione corale di un meraviglioso cast di attori
Miami. Little ha dieci anni ed è il bersaglio dei bulli della scuola. Sua madre si droga, e lui trova rifugio in casa di Juan e Teresa, dove può parlare poco ma sa che può trovare le risposte alle domande che più gli premono. Nero fra soli neri, dei suoi coetanei non condivide l’atteggiamento aggressivo, l’arroganza che indossano fin da piccoli. Chiron -è questo il suo vero nome- non è un duro, ma nemmeno un debole. È gay e, anche se non lo dice, non sa essere chi non è, non sa e non vuole adeguarsi, così si ribella e finisce in prigione. Quando esce, Black è diverso, cambiato, apparentemente un altro, ma sempre lui. La prima parte racconta lo sguardo degli altri: sono i compagni a chiamarlo Little, stigmatizzandone la sua scarsa importanza e il suo ruolo di vittima sacrificale, ma il ragazzino diventa anche il “piccolo” di Juan, il figlio adottivo a cui passare il testimone. La seconda parte è quella centrale, per collocazione e concetto: Chiron scopre se stesso, il male che fa e la forza che richiede. L’ultima parte è la sintesi delle altre e il capitolo cinematograficamente più interessante. Black è il soprannome che gli ha detto Kevin, l’unico ragazzo che lo abbia mai sfiorato e questo capitolo è per loro, per misurare chi è cambiato di più, chi si è annullato di più, plasmandosi sul modello del padrino o su una richiesta sociale insoddisfabile. Il film di Barry Jenkins sembra fare di tutto per scrollarsi di dosso la provenienza teatrale (il copione è infatti l’adattamento di una pièce breve), ricorrendo a inquadrature sfuocate e a immersioni tese nel triangolo stradale dello spaccio o nel cerchio di fuoco nel quale il bullo carnefice va in cerca della nemesi da punire, ma paradossalmente è nella tensione statica, al tavolo della cucina o a quello del bar, che il film dà il suo meglio. Oltre che nel primo piano, strumento questo sì precipuamente filmico, luogo della riflessione tra soggetto in sala e soggetto sullo schermo, e dunque della domanda identitaria.L’interesse diMoonlightè perciò più negli sporadici momenti artisticamente riusciti che nella battaglia contro gli stereotipi (il buon patrigno che tutto buono non è, l’ostentazione di un modo d’essere, supposto virile, che è in realtà una maschera e dunque un nascondiglio), e prova ne è il fatto che, là dove è delegata alle parole e alle derive patetiche, la battaglia non risuona a sufficienza e il film nemmeno.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 5 marzo 2017 .