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ven 28 ott 2016 ore 21:00
sab 29 ott 2016 ore 21:00
dom 30 ott 2016 ore 16:30
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sab 29 ott 2016 ore 21:00
dom 30 ott 2016 ore 16:30
dom 30 ott 2016 ore 21:00
regia
Woody Allen
cast
Jeannie Berlin, Steve Carell, Jesse Eisenberg, Blake Lively, Parker Posey, Kristen Stewart, Corey Stoll, Ken Stott, Anna Camp, Stephen Kunken, Sari Lennick, Paul Schneider
durata
96
nazione
USA
uscita
29 settembre 2016
genere
Commedia
distribuzione
Warner Bros Italia
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
Ambientato nel 1930, CAFÉ SOCIETY segue il viaggio di Bobby Dorfman dal Bronx, dove è nato, a Hollywood, dove si innamora, per poi tornare nuovamente a New York, in cui viene travolto nel mondo vibrante della vita dei locali notturni dell’alta società. Incentrato sugli eventi della vita della famiglia originaria del Bronx di Bobby, il film è un ritratto scintillante delle star del cinema, esponenti dell’alta società, playboy, debuttanti, politici e gangster che riassumono l’emozione e il fascino dell’epoca. La famiglia di Bobby è composta dai genitori inesorabilmente conflittuali, Rose e Marty, dall’amorale ma disinvolto fratello gangster Ben, dalla protettiva ed intelligente sorella Evelyn e da suo marito, l’intellettuale Leonard. Per il malavitoso Ben, non ci sono domande a cui non si può rispondere con la violenza, mentre gli altri sono più propensi a riflettere su questioni più profonde, come il bene e il male, la vita e la morte, e la fattibilità commerciale della religione. Volendo di più dalla vita, Bobby lascia la gioielleria del padre e tenta la fortuna a Hollywood, con un lavoro per lo zio Phil, un potente agente delle star. Ben presto si innamora dell’affascinante segretaria di Phil, Vonnie…
New York, anni Trenta. Bobby Dorfman lascia la bottega del padre e la East Coast per la California, dove lo zio gestisce un’agenzia artistica e i capricci dei divi hollywoodiani. Seccato dall’irruzione del nipote e convinto della sua inettitudine, dopo averlo a lungo rinviato, lo riceve e lo assume come fattorino. Bobby, perduto a Beverly Hills e con la testa a New York, la ritrova davanti al sorriso di Vonnie, segretaria (e amante) dello zio. Per lui è subito amore, per lei no ma il tempo e il destino danno ragione al sentimento di Bobby che le propone di sposarlo e di traslocare con lui a New York. Ma il vento fa (di nuovo) il suo giro e Vonnie decide altrimenti. Rientrato nella sola città in cui riesce a pensarsi, Bobby dirige con charme il “Café Society”, night club sofisticato che diventa il punto di incontro del mondo che conta. Sposato, padre e uomo di successo, anni dopo riceve a sorpresa la visita di Vonnie. Con lo champagne, Bobby (ri)apre il cuore e si (ri)apre al dolce delirio dell’amore.Commedia del piacere negato, Café Society è la cronaca di una storia d’amore mancata che ribadisce quello che per Woody Allen conta da sempre: il cinema, le donne, se stesso. Se stesso soprattutto perché la singolarità dell’autore risiede nella persistenza con cui ha dato centralità a un personaggio fino a mostrarne la crisi e lo svanire (Harry a pezzi, Hollywood Ending). È una persistenza che evidentemente appartiene al comico ma che Allen conduce sul piano della biografia seriale, declinata in diversi nomi, diverse professioni, diverse età e persino diverse età del secolo. E l’epoca questa volta è la seconda metà degli anni Trenta, Allen non precisa l’anno esatto ma è la Storia a collassare nel cinema e a depositare rovine nella commedia (i coniugi che hanno cenato con Adolf Hitler) attraverso la voce over dell’autore che si ritaglia il ruolo di narratore, misurando un dramma sentimentale con un dramma sociale. Non calca la scena del suo locale e fuori campo ci racconta una nuova storia, la storia di Bobby Dorfman in cui esprime ancora una volta il suo eroe romantico, falso perdente, schlemiel solo presunto e incarnato superbamente da Jesse Eisenberg. A lui, che arde di esaltazione amorosa e voluttuosa ironia, Allen delega se stesso, un se stesso più giovane e insicuro, ancora afflitto dai problemi con le donne, che crede ancora alle parole definitive e non crede più alle scene madri. Fuori dall’ombra in cui ha costruito i suoi migliori ruoli e sovraesposto nella luce accecante della California, Eisenberg pronuncia con esitante eloquio parole meditate e consapevolmente sbilanciate al di là di se stesse, sciolte nella fluidità del dialogo e sostenute da un sottotesto ritmico di meravigliosa resa comica. Ma Café Society è tuttavia anche il trionfo dell’immagine autosufficiente. Tra grazia e catastrofe, tra guerra e pace, tra Los Angeles e New York, tra esterni e interni, Allen dimostra cosa sa fare col dialogo e cosa saprebbe fare senza perché il suo è un film di décor sovradimensionato e sovraffollato, figurativamente audace. Dopo aver rivitalizzato il cinismo di Billy Wilder (Irrational Man), con Café Society riemerge lo splendore sofisticato di Ernst Lubitsch svolgendo l’intermittenza amorosa di due personaggi inquieti lungo una superficie scintillante che lascia affiorare l’emozione, rimanda la realtà e approccia la morte non con l’arroganza di un giovane uomo che crede di aver scoperto i segreti dell’universo (Amore e guerra) ma con la saggezza di un vecchio signore che sa bene che il solo viatico contro l’estinzione sono i ricordi. Quelli che disegnano il suo intimo skyline, quello concreto della sua infanzia (Brooklyn) e quello accessibile solo con l’immaginazione e la fotografia di Vittorio Storaro (Manhattan). Frammento di un unico e articolato biopic, Cafè Society rilancia la città-isola come il migliore dei mondi possibili, abitato in un breve incontro di sapore leaniano da Bobby e Vonnie, antenati di Alvy e Annie (Io e Annie) che ci lasciano allo stesso modo ostaggi di un sentimento e ci congedano in un clima di rinuncia e di struggimento da mélo. Ma l’impossibilità di compiere il desiderio, di trovarsi o pensarsi in due, stempera nella possibilità di richiamare alla memoria il primo amore ogni giorno della vita e nella certezza che l’oggetto di quell’amore lo ricambi nel medesimo istante. Istante perduto nel tempo e sciolto sul volto di neve di Kristen Stewart.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 18 ottobre 2016 .