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dom 15 feb 2015 ore 17:00
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regia
Francesca Archibugi
cast
Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo
durata
94
nazione
Italia
uscita
22 gennaio 2015
genere
Commedia
distribuzione
Lucky Red
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
Il film racconta la storia di una coppia in attesa del primo figlio, Alessandro Gassman (Paolo), estroverso e burlone agente immobiliare, e Micaela Ramazzotti (Simona), bellissima di periferia e autrice di un best-sellers piccante. Valeria Golino veste i panni di Betta, sorella di Paolo, insegnante con due bambini, apparentemente quieta nella vita familiare, Luigi Lo Cascio in quelli di Sandro, suo marito e cognato di Paolo, raffinato scrittore e professore universitario precario. Tra le due coppie l’amico d’infanzia Rocco Papaleo (Claudio), eccentrico musicista che cerca di mantenere in equilibrio gli squilibri altrui.
Paolo Pontecorvo, agente immobiliare con la battuta pronta e il vizio della beffa, e Simona, aspirante scrittrice di periferia col vizio della gaffe, aspettano un bambino. In occasione di una cena, che raccoglie intorno al tavolo i futuri zii e la futura zia, Paolo comunica con enfasi e convinzione il nome scelto per il nascituro. La famiglia, composta da professori universitari, insegnanti e musicisti allineati a sinistra, non reagisce bene davanti a quel nome, un nome ‘inquadrato’ a destra e dentro un passato drammatico per la nazione. Dibattito e scambio di idee degenerano presto in una messa in discussione di valori, scelte e persone, che non mancano di offendere e ferire tutti, nessuno escluso. Ma qualche volta l’amore può fare miracoli e rimettere ordine nel caos degli affetti.
Ha ragione Francesco Piccolo, sceneggiatore del film con Francesca Archibugi, Il nome del figlio non è la versione italiana della commedia francese Cena tra amici. I due film, usciti in sala a distanza di tre anni, condividono soltanto il punto di partenza letterario, Le prénom, pièce teatrale di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte e trionfo teatrale a Parigi nella stagione 2010. Il nome di un bimbo in arrivo, annunciato durante una cena, è l’avvio e la bomba che esplode una dopo l’altra le maschere sociali dei commensali. A cambiare sono il salotto, convertito letteralmente e antropologicamente in italiano, e naturalmente il nome, ispirato dalla nostra letteratura e dalla nostra Storia. A confermarsi è un buon testo (drammaturgico) che rivela sommariamente il suo contesto.
Meno interessata ai cliché politici e lontana dal teatro filmato, Francesca Archibugi realizza una commedia ‘orecchiabile’, uno scavo nel passato (gli anni Settanta), con cui il film mantiene una relazione dialettica, per interrogarsi sul presente e provare a immaginare un futuro, ‘generato’ nell’epilogo. Se Cena tra amici è un divertissement abitato da bobo e bling-bling, ostentati e annullati dalle loro chiacchiere e da un inventario inesauribile di stereotipi, Il nome del figlio è un vaudeville sociologico, visto che la prosa è alternata da strofe cantate e conosciute, che si tuffa nel cuore dei suoi personaggi portando il film verso territori nuovi e riportandolo dentro i confini nazionali, dentro la nostra storia, le nostre vite cariche di preconcetti e pregiudizi.
La commedia amicale dell’Archibugi è un viaggio, lungo una cena, verso un incerto domani e la riconquista di un’oggettività di giudizio sul mondo e sulle persone. Sempre empatica nei confronti dei propri personaggi, la regista romana dirige un gruppo di attori intelligenti che, come ‘canta’ Dalla nel film, sono arrivati “alle porte dell’universo ognuno con i suoi mezzi e ognuno in modo diverso”. Attori-autori, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Alessandro Gassmann contribuiscono alla creazione del film, intrecciando una tensione emotiva ed estetica che raggiunge l’acme sulle note di “Telefonami tra vent’anni”. Con loro ma fuori campo, fuori tempo rispetto al flusso di musica e di coscienza, fuori salotto e al di là della finestra, si (ri)leva Micaela Ramazzotti, attrice in purezza che in un monologo sincero incrina le maschere eccessive e la gestualità rilevata ed espansa al limite del credibile degli altri protagonisti. Il segno forte della recitazione della Golino, di Lo Cascio, di Papaleo e di Gassmann si confronta e fronteggia allora col naturalismo della Ramazzotti, che resiste irriducibile, e grazie al suo straordinario registro tragico, dentro il ruolo plebeo in cui è sbocciata e in cui il cinema italiano la costringe.
Buoni(sti) con o senza tormenti, i personaggi in cerca d’amore che abitano il salotto Pontecorvo sono in fondo quelli che affollano da sempre la filmografia dell’Archibugi, adulti e ragazzini che si scambiano i ruoli vicendevolmente (Mignon è partita, Il grande cocomero, L’albero delle pere). Un po’ disillusi e un po’ indifesi nei confronti del mondo che li circonda, ancora presi dal tentativo di liberarsi da una malinconia cronica e ardente, ancora in sella a casa o per le strade di Roma, nel traffico peggiore del mondo e nella vita.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 2 febbraio 2015 .