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regia
Stephen Frears
cast
Judi Dench, Ali Fazal, Eddie Izzard, Adeel Akhtar, Tim Pigott-Smith, Olivia Williams, Fenella Woolgar, Paul Higgins, Robin Soans, Julian Wadham, Simon Callow, Michael Gambo
durata
149
nazione
USA, Gran Bretagna
uscita
26 ottobre 2017
genere
Biografico
distribuzione
Universal Pictures
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su
Victoria e Abdul è ispirato alla storia vera dell’improbabile amicizia tra il commesso indiano Abdul e la regina Vittoria, durante gli ultimi anni del suo regno. Abdul Karim (Ali Fazal) ha solo 24 anni quando sbarca in Inghilterra per servire a tavola durante il Giubileo d’oro della Regina (Judi Dench). Lo sguardo curioso e l’animo incline alla ribellione del ragazzo fanno breccia nel cuore dell’anziana monarca, stanca di protocolli e rituali di corte e di notizie funeste dalle colonie britanniche. Affascinata dai racconti esotici e spensierati di Abdul, la Regina comincia a preferire la compagnia del domestico alla cerchia di barbosi e petulanti consiglieri reali. Tanto che il giovane e inesperto commesso si ritrova d’un tratto assistente personale dell’imperatrice d’India in persona. E l’anno dopo addirittura insegnante, incaricato di istruirla sulle questioni indiane. Ma la relazione sempre più intensa e controversa tra i due scatena una rivolta ai vertici della casa reale, che neanche la dispotica Vittoria, ormai alla soglia degli 82 anni, riuscirà a sedare tanto facilmente.
Abdul Karim, umile impiegato indiano, ventenne o poco più, viene scelto per consegnare un omaggio alla regina Vittoria, in occasione del giubileo per i cinquant’anni del regno. Viene scelto esclusivamente in virtù della sua altezza, come a dire per puro caso. Diventerà il servitore, poi il segretario e infine il “Munshi”, il maestro spirituale, della regina e imperatrice. La loro amicizia sarà così salda e intima da infastidire e spaventare la famiglia reale e la corte dei più prossimi al trono, al punto che il figlio, Edoardo VII, darà alla fiamme la loro corrispondenza e ogni testimonianza di quella relazione.Colpita dall’aver trovato, nella residenza di Vittoria sull’isola di Wight, un ritratto di Abdul appeso nel suo spogliatoio privato, accanto a quello dell’amato John Brown, la scrittrice Sharabani Basu è andata in fondo alla cosa, ha recuperato i diari di entrambi e portato alla luce una parte di storia della corona che nessuno conosceva o ricordava. Frears la traduce sullo schermo con la mediazione della sceneggiatura di Lee Hall (Billy Elliot), che intreccia lo scontro di civiltà con quello di classe e illumina entrambi con dialoghi spiritosi e intelligenti (“witty”, si direbbe laggiù). Può provarci, Stephen Frears, a dire che Vittoria e Abdul è un My beautiful laundrette eterosessuale, ma resta una battuta, perché quella freschezza non c’è più, non ci può essere, trent’anni dopo. Il suo cinema si è forse appesantito (più che altro nei costumi e nella macchina produttiva, perché lo stile potrebbe anzi aver guadagnato in leggerezza), di certo è cambiato, com’è giusto che sia. È rimasta però una scintilla che costituisce da sola la ragione di interesse di questo film, la maggiore, foss’anche l’unica. E non ha niente a che fare col ritorno del regista ai cerimoniali di The Queen o con quello di Judy Dench al personaggio di Mrs Brown (La mia regina). La scintilla che accende il fuoco in Vittoria e Abdul, e lo tiene vivo per tutta la durata del film, è quella dell’irriverenza. Sono tanti i modi e i momenti in cui quest’attitudine fa capolino, ma tre in particolare sono tra i più eloquenti. C’è il primo contatto tra i due protagonisti: l’importante, viene intimato ad Abdul per la prima volta al cospetto della regina, è non guardarla negli occhi; ma lui disobbedisce ed è da quello sguardo (siamo al cinema) che ha inizio la storia. Il secondo momento è di un altro tipo: ha a che fare con una gelatina alimentare e un’allusione sessuale (e anche il bacio dei piedi sta da questi parti). Il terzo è il più importante, e c’è da credere che sia la ragione per cui Frears ha scelto di fare questo film, oggi. Perché il motivo per cui Abdul crea tanto scandalo, in fondo, è il suo essere musulmano, e Frears fa morire la regina Vittoria felice, niente meno che raccomandata ad Allah. Insinua che l’amicizia e l’amore possano superare le differenze religiose e permettere alle persone di legarsi tra loro, come stanno insieme le diverse fibre di un tappeto fatto ad arte. Vittoria e Abdul, insomma, è un film d’epoca: la nostra.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 13 novembre 2017 .