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Non ci resta che vincere
regia
Javier Fesser
cast
Javier Gutiérrez, Sergio Olmo, Julio Fernández, Jesús Lago, José de Luna, Fran Fuentes, Gloria Ramos, Alberto Nieto Ferrández, Roberto Chinchilla, Athenea Mata, Juan Margallo, Jesús Vidal, Stefan López, Luisa Gavasa, Luis Bermejo
durata
124
nazione
Spagna
uscita
6 dicembre 2018
genere
Commedia
distribuzione
Bim Distribuzione e Movies Inspired
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
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Non ci resta che vincere, il film diretto da Javier Fesser, segue la storia di Marco (Javier Gutiérrez) allenatore di una squadra di basket professionista di alto livello. Sorpreso alla guida in stato di ebrezza viene condannato a una pena d’interesse generale. Per ordine del giudice deve quindi organizzare una squadra di basket composta da persone con un deficit mentale. Ciò che era cominciato come una pena si trasforma in una lezione di vita sui pregiudizi sulla normalità. Tutti i giocatori della squadra di basket sono interpretati da attori disabili.

Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, viene condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere risultati apprezzabili. Progressivamente i rapporti cambieranno.
Detto ciò l’ultima opera di Javier Fesser centra l’obiettivo di divertire facendo pensare. Gli attori della squadra di basket non ‘interpretano’ i ruoli di disabili ma ‘sono’ disabili. Questo ha consentito o addirittura suggerito una flessibilità della sceneggiatura che ha visto inserire in montaggio scene che hanno preso vita direttamente nel corso delle riprese.
Perché questo è un film che non sfrutta i disabili per far ridere pur consentendoci di divertirci (e non poco) dinanzi alle loro reazioni. C’è un profondo rispetto nei loro confronti perché li si racconta come sono e, attraverso la figura di Marco, si portano sullo schermo i pregiudizi che i cosiddetti normodotati nutrono (talvolta negandolo a se stessi) nei loro confronti. Lo schema della sceneggiatura ha un sapore di deja vu ma viene declinato con grande originalità consentendosi anche svolte inaspettate perché si percepisce quanto, anche le situazioni più “cinematografiche” siano innervate da una sensibilità molto attenta anche ai dettagli.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 7 maggio 2019 .