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In programma nei giorni:
ven 3 ott 2014 ore 21:00
sab 4 ott 2014 ore 21:00
dom 5 ott 2014 ore 16:30
dom 5 ott 2014 ore 21:00
sab 4 ott 2014 ore 21:00
dom 5 ott 2014 ore 16:30
dom 5 ott 2014 ore 21:00
regia
Josh Boone
cast
Shailene Woodley, Ansel Elgort, Laura Dern, Sam Trammell, Nat Wolff, Willem Dafoe, Lotte Verbeek, Mike Birbiglia, Emily Peachey, Johanna McGinley, Amber Myers, Milica Govich, Allegra Carpenter, David Whalen
durata
125
nazione
USA
uscita
4 settembre 2014
genere
Drammatico
distribuzione
20th Century Fox
produzione
Film d'essai:
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La giovane Hazel Grace Lancaster è sopravvissuta ad un cancro alla tiroide grazie all’assunzione di un farmaco sperimentale. Viene costretta dai genitori a frequentare un gruppo di supporto per sopravvissuti al cancro, dove incontra Augustus “Gus” Waters, un ex giocatore di basket a cui è stata amputata una gamba. Gus e Hazel si innamorano e, grazie a lui, lei ritrova la voglia di vivere e di sorridere. Ma quando la loro relazione diventa sempre più profonda, Hazel cerca di allontanare Gus, per proteggerlo quando il male si ripresenterà. Il male ritorna e Hazel viene ricoverata in ospedale con una grave polmonite; in quel momento Gus le dice di tenere a lei più di quanto si possa preoccupare del dolore che lei potrebbe causargli. Dimessa dall’ospedale, Hazel e Gus si recano ad Amsterdam per incontrare Petre Van Houten, l’autore del loro romanzo preferito. Ma il destino, scritto nelle stelle, ha in serbo per i due innamorati altre dure prove.
Hazel Grace ha 17 anni e vari tumori disseminati fra la tiroide e i polmoni. Augustus Waters ha 18 anni e una gamba artificiale, dovuta ad un incontro ravvicinato con il cancro osseo. Il loro è un colpo di fulmine, e ciò che li accomuna, assai più che la malattia, è il modo di vedere, e affrontare, la vita: con un sarcasmo mai incattivito e una parlantina densa di vocaboli complessi e fortemente evocativi.
Ciò che fa la differenza, nel best seller di John Green come nel film basato sul romanzo, è il “come raccontare una storia triste”: nel caso di Colpa delle stelle, attraverso le voci di Hazel e Augustus e il loro tono disincantato ma mai rassegnato fino in fondo. Il film, come il romanzo, sposa la loro visione del mondo, e fa innamorare gli spettatori dei due protagonisti rendendoli non oggetto di compassione (o di emulazione eroica) ma di empatia, e trattando la loro storia in modo non diverso da qualunque altro primo amore, ricco di quel respiro di assoluto e quell’idea di “per sempre” che li distingue da tutti quelli che li seguiranno (o no).
Josh Boone mette in scena il romanzo di Green con estremo rispetto e in punta di piedi, senza commettere l’errore di alterare fatti o personaggi in funzione del passaggio al grande schermo e senza prendersi libertà autoriali, il che soddisferà i fan del libro ma colloca il film in un terreno di grande (forse eccessiva) cautela. Colpa delle stelle rimane aderente alla parola scritta, al punto che l’eloquio di Hazel e Gus suona talvolta bizzarro quando diventa dialogo cinematografico. In compenso Boone lavora bene sul montaggio e sull’eliminazione di alcune scene ai fini della velocità del racconto, eliminando il superfluo e lasciando intatti i passaggi narrativi e i dialoghi (anche se talvolta spostandoli di luogo o di tempo). Boone usa in modo moderato e intelligente la voce fuori campo di Hazel, che nel romanzo è l’io narrante della storia, e molto del dialogo interiore della ragazza diventa immagine, come si conviene alla narrazione filmica.
Colpa delle stelle cammina con grande cautela sul filo che separa il melodramma dalla commedia romantica, alterna in modo intelligente gravitas e umorismo, pathos e leggerezza. Soprattutto, riesce a non indulgere smaccatamente nei topos di quel nuovo genere filmico (e letterario) che è il teenager cancer romance, ovvero la storia d’amore fra teenager malati (non solo di cancro), nonostante sia ampiamente disegnato per farci consumare svariati pacchetti di kleenex.
Il cinismo insito nella premessa di fare di una tragedia un veicolo commerciale è evitato soprattutto dall’interpretazione dei due attori protagonisti: Ansel Elgort è un Augustus appropriatamente impacciato e spaccone, e centra a perfezione quel sorriso di cui si parla per tutto il romanzo, a metà fra la seduzione e lo scherno. Shailene Woodley è di una dolcezza disarmante e di una sensibilità intelligente immediatamente intuibile attraverso il suo sguardo mobile e attento. Anche l’interazione fra i due attori appare spontanea e naturale, senza eccessive contraffazioni cinematografiche. E il casting di Willem Dafoe nei panni del cinico scrittore Peter Van Houten è un colpo maestro (nonostante la diversità fisica fra l’attore e il personaggio letterario): in poche scene, Dafoe aggiunge tutto il sottotesto doloroso che il romanzo impiega svariate pagine a comunicare.
Peccato per la continua sottolineatura musicale a base di teen soft rock che appartiene più alle dramedy televisive che al grande schermo. Ma è un difetto da poco per un film che soddisferà i fan del best seller letterario, più gratificati dalla fedeltà ai loro “eroi di tutti i giorni” che manipolati dalla macchina hollywoodiana.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 29 settembre 2014 .