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sab 31 ott 2015 ore 21:00
dom 1 nov 2015 ore 16:30
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dom 8 nov 2015 ore 16:30
dom 8 nov 2015 ore 21:00
Belli di papà
regia
Guido Chiesa
cast
Diego Abatantuono, Andrea Pisani, Matilde Gioli, Francesco Di Raimondo, Marco Zingaro, Barbara Tabita, Antonio Catania, Francesco Facchinetti, Nicola Nocella, Uccio De Santis, Niccolò Senni
durata
100
nazione
Italia, Francia
uscita
29 ottobre 2015
genere
Commedia
distribuzione
Medusa
produzione
Film d'essai:
Si
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Un padre può mantenere cento figli, ma tre figli riuscirebbero a mantenere un padre? Vincenzo è un imprenditore di successo. Vedovo, rimasto improvvisamente solo, deve badare a tre figli ventenni, Matteo, Chiara e Andrea, che rappresentano per lui un vero e proprio cruccio. I ragazzi vivono, infatti, una vita piena di agi, ma senza senso e soprattutto ignari di qualsiasi responsabilità, con una quotidianità leggera, lontana dai doveri e dalla voglia di guadagnarsi la vita. Vincenzo tenta perciò di riportarli alla realtà: una messinscena con cui fa credere ai figli che l’azienda di famiglia stia fallendo per bancarotta fraudolenta. Sono perciò costretti ad un’improvvisa fuga degna di veri latitanti. I quattro si rifugiano in una vecchia e ormai malconcia casa di famiglia in Puglia. Per sopravvivere, Chiara, Matteo e Andrea dovranno cominciare a fare qualcosa che non hanno mai fatto prima: lavorare.

Vincenzo è un imprenditore pugliese che ha raggiunto il successo a Milano. Sua moglie è morta da qualche anno e i tre figli sono cresciuti nella sua assenza, ma anche in quella bambagia di cui i soldi di papà (e il suo senso di colpa) li ha circondati. Matteo, il primogenito, tracima idee “da un milione di dollari” e progetti “innovativi” insensati; Chiara frequenta locali alla moda e si intrattiene con Loris, detto da Vincenzo “il coglione”, PR di ristoranti trendy e reinventore della Milano da bere; Andrea è iscritto a filosofia e in due anni non ha dato nemmeno un esame, ma in compenso si è portato a letto metà della facoltà over 50. Vincenzo decide allora di inscenare il fallimento della sua ditta per costringere i figli a rimboccarsi le maniche e provare un’esperienza nuova: lavorare per vivere. Non solo, si trasferisce con loro in Puglia, nella casa fatiscente dei suoi defunti genitori, allontanando i ragazzi dalle comodità della Milano vicina all’Europa. Belli di papà ha una premessa comica potente, una sceneggiatura (del regista Guido Chiesa e di Giovanni Bognetti) ricca di battute gustose, ed è ben servito da un cast azzeccato che può contare sul peso massimo Diego Abatantuono nel ruolo di Vincenzo e sui pesi leggeri (ma non inconsistenti) Andrea Pisani, Matilde Gioli e Francesco Di Raimondo in quelli dei figli. Ciò che difetta al film, purtroppo, è la regia: le inquadrature sono convenzionali, i tagli di montaggio eccessivi e zeppi di errori di continuità, gli scambi di battute non vengono mai interrotti “in levare”, col risultato che l’effetto comico “collassa”. Per citare il film stesso, è una regia curiosamente “inerte”, che invece di sostenerla sminuisce tutta la comicità insita nella sceneggiatura.Ciò che manca è il ritmo, ahimé l’elemento essenziale di ogni buona commedia: un ritmo che i singoli interpreti (soprattutto Abatantuono, Gioli e un inedito Francesco Facchinetti) possiedono istintivamente e cercano di amministrare nello spazio loro assegnato. Ma è uno spazio dilatato in cui gli attori si perdono, vanificando il loro impegno e talento. C’è anche, in Belli di papà, una componente sgradevole che non ha nulla a che spartire con la cattiveria esilarante della commedia classica all’italiana, e molto con il disagio del regista nel sentirsi un pesce fuor d’acqua davanti a un testo che non solo non origina con lui ma che è il remake di una commedia messicana, Nosotros los nobles. Di qui le battute sessiste, il termine “pezzente” usato ripetutamente, i vaffanculo, gli sputi nei piatti, la cena famigliare filmata come uno spot del Mulino Bianco. Nulla di tutto questo fa parte dello stile o del talento di Guido Chiesa, la cui cifra comica è semmai quella di Lavorare con lentezza: sbullonata, anarchica e deliziosamente retrò.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 18 ottobre 2015 .